Lo scorso19 giugno, a Roma, la Rete per l’eccellenza dell’italiano istituzionale (REI), creata nel 2005 dal Dipartimento di lingua italiana della direzione generale Traduzione della Commissione europea, ha organizzato un convegno nel quadro delle celebrazioni del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma. L’evento dal titolo “La narrazione dell’UE e sull’UE a 60 anni dai Trattati di Roma: dall’utopia realizzata alla disillusione?” ha riunito linguisti, accademici, traduttori e interpreti delle istituzioni italiane ed europee, giornalisti ed esperti di comunicazione, per analizzare l’evoluzione del modo in cui l’UE si è raccontata e del modo in cui i mezzi di comunicazione hanno raccontato l’UE negli ultimi sei decenni. In questa occasion ho avuto il piacere di intervenire sulla potenza dei social media nella narrativa europea e condividere la mia esperienza presso il Direttorato Generale per la Comunicazione della Commissione Ue nonché l’esperienza di gestione della comunicazione del Padiglione europeo a Expo Milano 2015.
Al centro dell’analisi, , la comunicazione dell’UE ai giovani nell’era dei social network. Indispensabile, innanzitutto, la selezione dei pubblici destinatari: parlare a tutti equivale non parlare a nessuno, specie nell’ambito dei nuovi media.
Ad esempio, se il target sono i giovani, occorre identificarne un certo segmento, con relativi gusti, comportamenti, dimensione geografica. Né vale concentrarsi sulla quantità di “mi piace” registrati da un post, bensì sul numero delle interazioni con gli utenti. Le istituzioni dovrebbero prefiggersi di stare non “al passo” con i tempi, ma “avanti” ai tempi.
