Ridurre le vacanze scolastiche estive da tre mesi ad uno. Questa la proposta – subito smentita apparentemente – all’interno del programma elettorale di Scelta Civica. Pensata non per “aggravare il lavoro degli insegnanti, ma per modernizzare un sistema che penalizza i genitori lavoratori”, come si evince nel documento presentato ieri. Niente da fare, nonostante i buoni propositi, il progetto di concentrare le vacanze estive di insegnanti e studenti ad un solo mese all’anno è subito sfumata.
Eppure, i sacrosanti ed intoccabili tre mesi di vacanza sono una peculiarità tutta italiana: in Germania, ad esempio, la scuola resta effettivamente chiusa per le vacanze estive circa 6 settimane (con differenze nei vari Lander). Stessa cosa in Francia, dove nono esistono le vacanze estive, ma ogni 6-7 settimane di scuola ci sono due settimane di vacanza, con l’obiettivo di ottenere dagli alunni il massimo del rendimento.
Lo scopo di Monti a questo riguardo è quello di uniformarsi agli altri stati europei, andando incontro a quelle famiglie che si ritrovano ogni estate a spendere soldi, oltre che ad arrovellarsi il cervello per trovare la soluzione più economica – colonie, piscina, campi scuola – alla quale affidare i propri figli. Attività, sportive o di recupero delle lezioni, che potrebbero in questo modo trovare spazio all’interno della scuola stessa, “incoraggiando ogni istituto ad essere autonomo nella scelta dell’impiego per il tempo in più”, come afferma il giuslavorista Pietro Ichino.
Prendiamo esempio dalla Svizzera, dove lo scorso marzo venne bocciata alle urne l’iniziativa popolare “6 settimane di vacanza per tutti”, che intendeva estendere da quattro a sei settimane il periodo di ferie retribuite. Il 66,48% degli svizzeri, in tutti i cantoni, hanno infatti respinto il testo sostenuto principalmente da sindacati, partiti di sinistra e organizzazioni giovanili. Questo fu il risultato dell’attuazione della coscienza civile tipica degli elvetici che ancora in Italia stenta a germogliare.
La proposta montiana, abbozzata o pronta all’uso che sia, ha senso ed i vantaggi che porterebbe sarebbero palpabili da subito se i sindacati non si richiudessero in una bolla a difesa non del diritto al lavoro ma al mantenimento dello status quo incondizionato. Il sistema scolastico va riformato alla base (considerando che l’attuale struttura si basa sulla riforma Gentile del 1923) e l’armonizzazione delle vacanze estive a livello europeo può essere un inizio, ma di certo non una fine.